Monica Auriemma
“Primo passo: controllare che nessuno guardasse, agire indisturbata per saziarmi, per riempirmi gli occhi di lacrime di un infantile, purissimo, orgasmo delle papille gustative e del cervello tutto.
Poi, nonostante la continuativa presenza di genitori e parenti o dell’amica della mamma, agguantavo veloce il boccone succulento e mi armavo di corazza, perché quello era il momento degli insulti, dei rimproveri, degli scherni.
Sono andata avanti così, con i grembiuli troppo stretti, le gonne troppo corte e le amiche troppo carine.
Volevo crescere, e diventare grande in fretta: poi un giorno ho sognato che quella ragazzona sgraziata sarebbe diventata una donna libera.
Il cammino è stato così lungo (oh, così lungo) che mi addolora ripercorrerlo.
Ricordo le facce di chi mi faceva i colloqui, del mio fidanzato (sei ingrassata, eh si), le risatine, la timidezza di incontrare qualcuno mai visto prima, le ore e le crisi di pianto a gridare “mi fai schifo” allo specchio.”