Chirurgia dell’obesità: qual è il ruolo dello psicologo prima e dopo l’intervento?

Chirurgia dell’obesità: qual è il ruolo dello psicologo prima e dopo l’intervento?

A cura della D.ssa Flavia Melchiorre**, psicologa e psicoterapeuta, Centro di eccellenza di chirurgia bariatrica diretto dal Dott. Ugo Bardi, Casa di Cura Salus, Battipaglia (SA)

 

Quanto conta la presa in carico del paziente con obesità per valutare la sua personalità e anche eventuali controindicazioni in prospettiva di un intervento bariatrico o metabolico? In che cosa è importante la psicologia pre e post intervento?

L’intervento di chirurgia bariatrica non è sempre la soluzione certa per il paziente con obesità grave, perché è risolutivo di un fenomeno, di un sintomo, ovvero il peso eccessivo, ma non dell’origine del problema che ha causato tale sintomo.

 

La valutazione psicologica nella fase pre-intervento

Nella fase pre-intervento ci sono alcune aree da prendere in considerazione, che possono aiutare a costruire una valutazione psicologica iniziale:

  • la VALUTAZIONE MENTALE DEL PAZIENTE: presenza di disturbi psichiatrici come ad esempio disturbi psicotici, depressione maggiore, oppure abuso di sostanze rappresentano delle controindicazioni all’intervento.
  • la MOTIVAZIONE DEL PAZIENTE ALL’INTERVENTO: intenzione non è sempre sinonimo di motivazione. Tutti i pazienti che arrivano alla chirurgia bariatrica hanno intenzione di perdere peso, ma la presenza dell’intenzione non è sempre sufficiente a far sì che il paziente sia motivato tanto da mettere in atto un comportamento adeguato né tanto meno da protrarlo nel tempo. Il successo a lungo termine di un intervento di chirurgia bariatrica dipende, infatti, in buona misura, dalla motivazione; non si tratta di scoprire quanta motivazione c’è nel fare l’intervento, perché tutti appaiono motivatissimi, ma piuttosto quanto sono motivati ad un cambiamento che investe tutta la realtà dell’individuo a partire dallo stile di vita.

 

La decisione di perdere peso, sottoponendosi a un intervento chirurgico, può essere ricondotta a due ordini di fattori:

  • il primo comprende le motivazioni di ordine medico per risolvere la presenza e spesso l’urgenza di problematiche mediche attuali (soprattutto ortopediche, respiratorie, cardiologiche o metaboliche come il diabete) o future;
  • il secondo include le motivazioni di ordine estetico, ovvero comprendere l’importanza che i pazienti attribuiscono al loro aspetto nei confronti di sé stessi e dell’ambiente.
  • le ASPETTATIVE DEL PAZIENTE: occorre valutare le aspettative di dimagrimento, quanto il paziente si aspetta di dimagrire e in quanto tempo, ma soprattutto il grado di impegno che pensa di dover applicare. È abbastanza frequente, infatti, che le aspettative in questo senso siano “magiche”, non realistiche e che i pazienti si aspettino un calo ponderale nettamente superiore a quello medio raggiungibile.
    Oltre alle aspettative in termini di calo ponderale è importante esaminare le aspettative dipendenti dal dimagrimento. Molti pazienti attribuiscono all’obesità numerosi problemi, dall’ansia alla depressione, dai problemi familiari alla carenza di autostima, problemi nelle relazioni affettive e/o sociali, problemi lavorativi, e si aspettano che la riduzione del peso porti con sé anche la loro risoluzione. La delusione di tali aspettative, nel post-operatorio, può portare ad una perdita di motivazione e al fallimento della procedura di intervento.

 

  • La STORIA DEL PESO CORPOREO: ricostruire la storia del peso del paziente, cercando di stabilire eventuali nessi cronologici tra importanti aumenti o riduzioni ponderali, eventi importanti della vita vissuta e presenza di disturbi del comportamento alimentare (DCA).

 

  • Le DIETE PREGRESSE: è utile indagare a quale età è stata avviata la prima dieta e la motivazionedel primo trattamento dietetico e dei successivi, per comprendere quali fattori abbiano portato alla ricerca di un calo ponderale e gli eventuali fallimenti.

 

  • Il COMPORTAMENTO ALIMENTARE: investigare il rapporto con il cibo che è sempre legato in maniera più o meno stretta allo stato emotivo del paziente, bisogna sempre valutare l’emotional eating (fame emotiva o fame nervosa), ovvero il ricorso al cibo per placare emozioni, sia positive che negative, che il soggetto non è in grado di gestire diversamente. La condotta alimentare della persona con obesità può prendere forme che vanno da anomalie poco rilevanti fino ai disturbi del comportamento alimentare. I principali comportamenti alimentari disfunzionali sono:
    • iperfagia prandiale: ingestione rapida di una grande quantità di cibo ai pasti;
    • piluccamenti frequenti: mangiare piccole quantità di cibo in maniera continuata, più volte durante il giorno, in un arco di tempo quasi sempre definito;
    • frequenti infra-pasto (snacking), con cibi ipercalorici;
    • bramosie selettive per cioccolato, carboidrati semplici o altro (selective food craving, sweet eating)
    • fame notturna che porta a mangiare dopo cena oppure durante la notte (night eating disorder);
    • abbuffate compulsive o alimentazione incontrollata (binge eating), conseguenti a un bisogno improvviso e irrinunciabile, con impossibilità di fermarsi e assunzione contemporanea di cibi dolci e salati, fino ad una sensazione di estrema pienezza gastrica.

 

 

La valutazione psicologica nella fase post-intervento

Dopo l’intervento di chirurgia bariatrica o metabolica, attraverso le visite di follow up, il principale ruolo dello psicologo è quello di accompagnare, supportare e sostenere i pazienti attraverso i cambiamenti che affronteranno: è un po’ come se fosse una rinascita con un nuovo processo di crescita che prevede:

  • un nuovo rapporto con il cibo: dopo l’intervento si inizia con una dieta liquida, per poi continuare con una dieta semiliquida e pian piano passare alla dieta solida. È come il neonato che deve imparare a mangiare. Stabilire un nuovo equilibrio con il cibo che non riprenda il vecchio stile alimentare eccessivo ma neanche il digiuno.
  • abitare un nuovo corpo: dopo l’intervento ci sono molti cambiamenti corporei, è come il corpo di un bambino che si trasforma in adolescenza, e anche se i cambiamenti sono migliorativi, inizialmente la persona può non sentirsi a suo agio, ci vuole tempo per elaborare e accettare i cambiamenti, anche i più positivi.
  • cambiamento delle relazioni: un nuovo corpo non può occupare la stessa posizione di prima, un nuovo corpo cambia il sistema di relazioni da quello familiare a quello di coppia, dal rapporto con gli amici o quello con i colleghi e l’ambiente di lavoro.

La conoscenza di sé stessi e del proprio sistema è la condizione necessaria per realizzare il vero cambiamento e mantenerlo nel tempo.

 

 

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**Dott.ssa Flavia Melchiorre
Psicologa, Psicoterapeuta, Mediatrice Familiare

Dopo la laurea in Psicologia alla Federico II ha frequentato la Scuola quadriennale di Specializzazione in Psicoterapia Relazionale, presso l’Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli (IMePS), dove, conseguito il titolo, è rimasta come membro dello staff dei docenti. Presso lo stesso Istituto ha conseguito il diploma di Mediatrice familiare.
Dal 2015 si occupa di obesità, ed è membro, come psicologo, dell’equipe multidisciplinare di chirurgia bariatrica presso il Centro d’eccellenza SICOB della Casa di Cura Salus di Battipaglia (SA), guidato dal Dott. Ugo Bardi. In questo contesto è impegnata a seguire i pazienti lungo tutto l’iter bariatrico, dalla preparazione per l’interventoai follow up post operatori, passando per i gruppi di counselling e valutazione per la chirurgia plastica  ricostruttiva. È membro della Sezione Soci Affini della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (SICOB).
Presso la stessa struttura, la Casa di Cura Salus, segue a livello ambulatoriale i pazienti oncologici.
È membro del comitato di redazione della rivista dell’Ordine degli psicologi della Regione Campania.
Esercita la libera professione a Ercolano – Napoli.

Per maggiori informazioni: 3209098351 – flavia.melchiorre@libero.it – www.facebook.com/flaviamelchiorrepsicologa

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