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Per gli obesi la chirurgia bariatrica non deve essere l’ultima spiaggia

Per gli obesi la chirurgia bariatrica non deve essere l’ultima spiaggia

Bariatric surgery: why only a last resort? Perché considerare la chirurgia bariatrica solo come ultima risorsa? È il quesito dell’editoriale pubblicato sulla rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology, che dedica un approfondimento a questa procedura, considerata sicura ed efficace, confrontandola alle possibili alternative.

Nonostante l’efficacia dimostrata dalla chirurgia bariatrica nella prevenzione del diabete di tipo 2 e dei disturbi cardiovascolari, fattori di rischio conseguenti all’obesità, le raccomandazioni d’uso pongono limiti molto ristretti, per esempio un Bmi (Body Mass Index, Indice di massa corporea) superiore a 40kg/m2, per chi è solo obeso, o superiore a 35kg/m2 per chi ha anche malattie correlate; in Gran Bretagna, per esempio, si ricorre a questo intervento solo dopo il fallimento di altri trattamenti.

Lo specialista in chirurgia bariatrica del New York-Presbyterian/Weill Cornell Medical Center, Alfons Pomp, osserva: «Dato che la chirurgia bariatrica porta notevoli benefici in termini di perdita di peso, stato metabolico e qualità della vita, dovrebbe essere disponibile quando è necessaria, non solo come ultima spiaggia. L’intervento costituisce un’opportunità reale nella prevenzione delle comorbidità e delle complicazioni dell’obesità, ma se viene usata solo come ultima risorsa, l’opportunità viene a mancare».

Sulla sicurezza dell’intervento John Dixon, ricercatore del Baker IDI Heart and Diabetes Institute di Melbourne, spiega: «Il cospicuo calo ponderale che si registra dopo l’operazione migliora lo stato di salute del paziente e la sua qualità della vita; lo sviluppo e la validazione degli strumenti prognostici forniscono le necessarie garanzie di qualità di cui necessita la chirurgia metabolica».

Il ricercatore del Dipartimento di Medicina dell’Imperial College di Londra, Alexander Miras, precisa: «La ricerca clinica si è finora localizzata sulla riduzione del peso corporeo e della glicemia dopo l’intervento; ora, però, sono disponibili dati sugli effetti della chirurgia bariatrica anche a livello di diversi organi bersaglio: pancreas, rene, retina, sistema nervoso, cuore e vasi, fegato, apparato riproduttivo, che dimostrano come dopo l’intervento nella maggior parte dei casi si stabilizzi o migliori il danno d’organo».

Il docente di Endocrinologia Medica dell’Università di Copenhagen, Sten Madsbad, spiega come l’intervento modifichi il metabolismo del glucosio e quindi faccia perdere peso: «Il bendaggio gastrico regolabile per via laparoscopica (Lagb) è solo una procedura restrittiva, mentre la gastrectomia verticale parziale (Vsg) e il bypass gastrico secondo Roux (Rygb), regolando gli ormoni intestinali inducono anche alterazioni dell’appetito, con conseguente diminuzione della fame e aumento della sazietà».

Degli effetti collaterali dell’intervento tratta l’endocrinologo David Cummings dell’University of Washington School of Medicine di Seattle: «Primo effetto fra tutti, quello sul metabolismo osseo e minerale, di cui è principale responsabile il malassorbimento, con anomalie dell’omeostasi degli ormoni che regolano il metabolismo del calcio, ma probabilmente l’aumentata demineralizzazione ossea è multifattoriale. Ciò detto, appare evidente la necessità di integrare le linee guida esistenti con i notevoli progressi fatti nelle tecniche chirurgiche minimamente invasive e nello sviluppo di nuove procedure, in modo da non considerare più la chirurgia bariatrica come l’ultima spiaggia del paziente obeso».

Fonte

DE Cummings, RV Cohen – Beyond BMI: the need for new guidelines governing the use of bariatric and metabolic surgeryThe Lancet Diabetes & Endocrinology, Volume 2, Issue 2, Pages 175 – 181, February 2014

Vittoria Majocchi

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