Le nuove etichette alimentari a norma UE

Le nuove etichette alimentari a norma UE

L’entrata in vigore della Normativa Ue 1169/2011, dal 13 dicembre 2016, ha reso obbligatorie le dichiarazioni nutrizionali sulle etichette degli alimenti confezionati, che dovranno soprattutto specificare le quantità di grassi saturi, carboidrati, zuccheri e sale (cioè delle “sostanze” più dannose per la salute, se consumate in quantità eccessive). Ecco alcune delle principali modifiche.

Indicazioni ben visibili e facili da leggere

Le informazioni nutrizionali devono essere sotto forma di tabella e comparire sempre nella stessa posizione. «Solo se lo spazio non lo consente, può essere presentata in formato lineare», spiega la d.ssa Gabriella Lo Feudo, biologa nutrizionista del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che ha curato una guida sulle nuove etichette nutrizionali (vedi dopo). Il produttore è obbligato a indicare: · valore energetico, quantità totale di · grassi, · acidi grassi saturi, · carboidrati, · zuccheri, · proteine e · sale contenuti in 100 g o 100 ml di prodotto», precisa la dottoressa Lo Feudo.

La tabella nutrizionale consente di comparare con maggior facilità prodotti della stessa categoria ma di marchi diversi o preparati con ingredienti differenti. Consente anche di evidenziare meglio i nutrienti più “dannosi” per il benessere dell’organismo, soprattutto se consumati spesso o tutti i giorni.

Informazioni facoltative a garanzia di qualità

La stessa Normativa UE 1169/2011 consente di riportare sull’etichetta il valore energetico e dei nutrienti per porzione (o per unità di consumo) a patto che venga indicato anche il numero totale delle porzioni per confezione.
Questa indicazione, quando è presente, consente di capire l’impatto della quantità consigliata sull’intero introito alimentare quotidiano.
Ancora a discrezione dell’azienda produttrice possono essere riportati: “i grassi monoinsaturi e polinsaturi, i polioli, le fibre, oltre alle vitamine e ai sali minerali, se presenti in quantità significativa….”. Per quantità significativa si intende che in ogni confezione od ogni 100 g o 100 ml di prodotto sia contenuto almeno il 15% dei valori nutritivi di riferimento, scritti nello stesso regolamento.

Indicazione del sale al posto del sodio

Un’altra novità, che rende più pratica l’etichetta riguarda l’indicazione obbligatoria del sale al posto del sodio (quello, tra i suoi due componenti, dannoso per la salute).
«La scelta è stata dettata dal desiderio di rendere più semplice per il consumatore la lettura dell’etichetta nutrizionale», spiega la dottoressa Lo Feudo. In questo modo, ci si adegua anche alle indicazioni dell’OMS e della Società Italiana Nutrizione Umana (SINU) che nei loro consigli si esprimono sempre in termini di sale (Ricordati che non devi superare i 5 grammi di sale al giorno!) e non di sodio.

L’obbligo di provenienza del latte

Dal 1° gennaio 2017, la filiera del latte deve essere “rintracciabile” sulla confezione. Tutti i produttori lattiero caseari, compresi quelli di formaggi sfusi e preincartati, sono quindi obbligati a indicare il nome del Paese in cui il latte è stato munto, confezionato e trasformato. Se le diverse fasi avvengono nello stesso Paese comparirà, per esempio, la dicitura “Origine del latte: Italia”. Nel caso in cui siano avvenute in Paesi diversi, sulla confezione andrà riportata una scritta fax-simile come “Miscela di latte di Paesi Ue o non di Paesi Ue” per la mungitura, “Latte trasformato in Paesi Ue o in Paesi non Ue” per la trasformazione.

L-free Lactose L-free Milk L-free Fuori Casa

 

I marchi: L-free Lactose, L-free milk e L-free fuori casa

  • Il bollino di colore azzurro “L-free Lactose” aiuta il consumatore a riconoscere più rapidamente tutti gli alimenti, i farmaci e gli integratori in commercio che non contengono lattosio (“senza lattosio”).
  • Il bollino “L-free milk”, di colore verde, identifica invece i prodotti che non solo non contengono lattosio, ma sono anche privi di tracce di proteine del latte e quindi adatti anche alle persone intolleranti o allergiche (per maggiori dettagli, vai al sito dell’ AILI – Associazione Italiana Latto-Intolleranti).
  • Il logo adesivo azzurro “L-free fuori casa” esposto in bar, ristoranti, pizzerie etc consente di individuare i locali che offrono piatti e prodotti senza lattosio (un elenco si trova sempre sul sito dell’AILI).

I prodotti tabella free

A differenza del latte UHT, del latte pastorizzato e dell’olio extravergine di oliva, che richiedono la dichiarazione nutrizionale, altri prodotti sono esentati dall’obbligo, tra questi: caffè, sale, , riso, farine, bevande alcoliche con gradazione superiore all’1,2% di alcol, erbe, spezie, gelatina, gomme da masticare.

Secondo la legislazione UE, non hanno vincoli neppure i prodotti alimentari confezionati in maniera artigianale o forniti al consumatore nell’ambito di attività locali, direttamente dal fabbricante in piccole quantità oppure preparati nei locali che vendono direttamente l’alimento.

«L’esenzione però, come chiarisce la circolare congiunta del Ministero dello Sviluppo Economico e della Salute del 16 novembre 2016 riguarda le imprese che fatturano fino a 2 milioni di euro e che hanno meno di 10 dipendenti e quelle che operano non a livello nazionale, ma solo nella provincia in cui ha sede l’azienda e in quelle limitrofe », conclude la d.ssa Gabriella Lo Feudo.

La guida del CREA

Il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA) ha stilato una preziosa guida sulle nuove etichette nutrizionali che si può scaricare qui e che riporta numerosi esempi visuali.
Nell’introduzione alla guida curata dalla Dott.ssa Gabriella Lo Feudo, si legge: “Siamo consapevoli che non basta leggere l’etichetta per diventare virtuosi dell’alimentazione, ma che questo senz’altro rappresenta un atto di responsabilità che deve essere accompagnato da una conoscenza e da una informazione che, per essere esaustiva, dovrà avere inizio sin dai banchi di scuola, con campagne di educazione e di informazione a tutti i livelli anche nella grande distribuzione, nelle comunità e nelle mense.

Leggere le etichette rappresenta un aspetto di una più ampia educazione alimentare che dovrebbe avviare il consumatore a scelte alimentari corrette che, oltre a mantenere il suo stato di benessere psico/fisico, contribuiscano anche a favorire una educazione al gusto che il mercato globale ha inevitabilmente appiattito e attraverso cui potrebbe veramente riacquistare e riappropriarsi di una identità alimentare che ci rende unici nel mondo.”

Fonti

"Poter vivere una vita normale... non una vita a metà"

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