Il racconto di Ludovica è già racchiuso nel nome che porta da “valorosa guerriera”

Il racconto di Ludovica è già racchiuso nel nome che porta da “valorosa guerriera”

“Essere una persona che ha sofferto di obesità è una sfida di vita che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico”.

La scuola è sempre stato il mio più grande incubo, venivo scartata come se avessi la rogna, perché parlare con me era una vergogna, solamente perché ero obesa. Mi facevano sentire a disagio dicendo la sedia non avrebbe retto il mio peso, e sarei finta a terra come un maiale.
Ho sempre amato il mare, mi faceva sentire libera, libera dai problemi, e quando entravo in acqua mi sentivo così leggera, che per un momento dimenticavo il mio peso e dimenticavo anche la cattiveria delle persone. Questo è stato fino ai 15 anni, poi ho smesso di uscire, smesso di andare a scuola e smesso anche di andare al mare.

 

Sono sempre stata una bambina vivace, innamorata delle piccole cose, poi tutto è cambiato

Nel 2016, avevo 14 anni, i miei genitori si sono separati, 4 mesi dopo ho perso mio cugino, che per me era un fratello e non un cugino. Da lì sono iniziati i problemi con il cibo, era la mia via di fuga; quando arrivava l’ora di pranzo e l’ora di cena, io ero contenta, e quando finiva ritornavo nel mio mondo immerso nel buio.
La mia famiglia mi è sempre stata vicina, mi aiutavano con le diete, che alla fine non servivano a nulla. Un giorno andai a lavarmi, volevo fare un bel bagno rilassante, ma quando ho visto che nella vasca iniziavo a stare stretta sono scoppiata in una valle di lacrime e da lì sono iniziati i problemi seri.

Il bullismo ormai era diventato il mio pane quotidiano, non volevo neanche affacciarmi alla finestra per non farmi vedere e non farmi deridere, quando mi vedevano mi chiamavo “armadio”, “montagna “, “balena “ ecc. Parole dure, che mi hanno segnato, mi scavavano dentro e alimentavano la mia dipendenza.
Ormai il mio rapporto con il cibo era diventato incontrollabile, anche quando arrivavo a sentirmi sazia, continuavo a mangiare fino a scoppiare.

 

“Quando ho iniziato ad avere problemi di tachicardia, e di pressione alta, lì ho capito che la mia vita era in pericolo e che dovevo fare qualcosa per riprendermela”

Un giorno mia madre tornando dal lavoro mi disse che il suo capo aveva fatto un intervento di chirurgia bariatrica per perdere peso, e io con le lacrime agli occhi le ho chiesto di poterlo fare anch’io, perché essendo minorenne all’epoca avevo bisogno del suo consenso.

 

Il mio primo approccio alla chirurgia: l’inizio del mio cambiamento

E così, è iniziato il mio percorso di consapevolezza, alla Salus di Battipaglia dove mi sono sentita ben accolta e accettata, sin dal primo momento. Dopo 10 giorni ho incontrato colui che mi avrebbe restituito la felicità, il mio chirurgo del cuore, che da subito mi ha trasmesso sicurezza, senza farmi venire il minimo dubbio. Lo stesso giorno ho incontrato la nutrizionista del team di Battipaglia che mi ha spiegato che il cibo poteva diventare mio amico e non essere mio nemico. Passano i giorni e finalmente incontro anche la psicologa che è riuscita a farmi uscire dal mio isolamento dopo tanto tempo, ad avere fiducia in me stessa, ed è stata lei a dirmi che ero pronta a sottopormi all’intervento.

I miei genitori erano molto preoccupati; erano ben consapevoli che avrebbero potuto esserci dei rischi con l’intervento, ma non mi hanno mai negato il loro consenso, anzi, sono stati sempre presenti nella mia scelta, dandomi coraggio e sostegno anche nei momenti di maggiore difficoltà.

“Non nego che ero molto spaventata, ma ogni volta che pensavo a come sarei stata dopo, al pensiero che finalmente avrei potuto indossare una gonna, avrei potuto riavere una vita, tenevo duro e andavo avanti”.

Avevo provato tante diete senza alcun risultato, anzi spesso accumulando chili in più con gli interessi: da sola non ce l’avrei mai fatta e questo lo sapevo bene. Così mi sono presentata pronta e carica al momento del ricovero. Sentivo di stare facendo la cosa giusta per me. Ero ben determinata a riprendere il mio diritto alla vita.

 

L’ottima accoglienza è stata fondamentale per il mio percorso

Appena entrata il clinica, non mi sembrava neanche una clinica, ma una famiglia. Immediatamente mi hanno fatta sentire a mio agio, mi hanno coccolato, venivano in camera e parlavano con me come se mi conoscessero da una vita, mi dedicavano molto del loro tempo, si sedevano sul mio letto e li chiacchieravamo per un bel un bel po’.

 

Il momento più critico? Sicuramente i primi tempi a casa

Se ci ripenso, il giorno dell’intervento – un minibypass – sono partita molto carica, ero spaventata e felice allo stesso tempo ma non ho mai perso la mia determinazione, anzi non vedevo l’ora di farlo e di svegliarmi per iniziare a … vivere.

Devo ammettere che il momento più brutto, che mi ha messo a dura prova, è stato il fatto di non poter mangiare all’inizio, subito dopo l’operazione; ricordo che il primo  mese è stato in assoluto il più critico perché mi mancava il cibo, come in una sorta di crisi di astinenza ma – allo stesso tempo – quel mese mi ha aiutata a capire che non mi servivano le abbuffate per stare bene con me stessa.

Quando, progressivamente ho iniziato a mangiare di nuovo, in modo corretto, seguendo le raccomandazioni della d.ssa Russo, sentivo che con due chicchi di pasta ero già sazia, il pane non riuscivo a mangiarlo, e allora mi dicevo sempre “ ma chi me l’ha fatto fare! “, ma dopo un po’ è passato anche questo disagio e ho cominciato a gestire meglio le mie emozioni e di conseguenza il mio rapporto con il cibo.

 

Se dovessi raccontare a qualcuno com’è cambiata la mia vita,  gli farei l’esempio di un albero

Quando un albero viene piantato, è un piccolo semino insignificante, per poi – se nutrito e curato con amore e dedizione – trasformarsi in una grande pianta.
Dopo l’intervento ho deciso di mia spontanea volontà di non seguire il percorso psicologico, ben sapendo che la dott.ssa Melchiorre è sempre disponibile, in caso di bisogno. Sono riuscita a cambiare la mia prospettiva, il mio atteggiamento verso il cibo, ho cominciato a considerarlo come un amico e non più come un nemico. E così è stato, e sono riuscita a non ricadere più nelle abbuffate, seguendo tutte le raccomandazioni che ho ricevuto alla dimissione dalla clinica e durante i controlli del follow-up. Al momento dell’intervento pesavo 110 kg, ho perso 52 kg e ora peso 58 chili e mi sento bene nel mio corpo. Finalmente mi piace e non mi nascondo più.

 

Oggi mi sento orgogliosa del mio percorso

Se mi guardo indietro, rifarei assolutamente l’intervento, e devo dire che non mi aspettavo questo risultato, avevo aspettative molto inferiori, non avrei mai pensato  di diventare quella che sono oggi.
Ho fatto tutti i controlli dopo l’intervento (follow up), gentilissimi come sempre i medici. A proposito, mi raccomando, tutti i controlli sono preziosi per uscire davvero dal tunnel. L’intervento fa molto, ma siamo noi e la nostra determinazione a consentirci di rinascere, di cambiare davvero comportamento a tavola e ricominciare a vivere. La dieta l’ho seguita il primo anno post operatorio. Poi ho iniziato a creare un vero rapporto d’amore con il cibo, ho imparato a mangiare sano e nonostante ciò non mi privo ogni tanto di qualche sfizio, com’è giusto che sia. Ho molto lavorato su me stessa, non provo più odio verso il cibo, mi piace mangiare e finalmente non mi sento più a disagio a farlo in pubblico.

 

Voglio ringraziare mio fratello Claudio a cui voglio un bene dell’anima

La persona più importante in tutto il mio percorso – quella fondamentale, che l’ha reso possibile – è stato mio fratello Claudio. Lui è stato il primo a credere in me e in quello che stavo facendo, mi ha accompagnata a ogni visita, e il giorno dell’intervento era lì, ad aspettare la mia rinascita.
È stato lui a convincere me stessa per prima e poi tutti i miei familiari, soprattutto zii e cugini che inizialmente erano contrari.
Claudio c’è sempre stato, sia prima nei momenti di sconforto, che dopo nei momenti di gioia, riscatto e soddisfazione.
È stato sempre lui che ha iniziato a farmi vivere la vita, lui mi ha spronato a uscire per la prima volta, dopo tantissimo tempo.
Quando salivo sulla bilancia per controllare il peso, lui era lì, di fianco a me, e gioiva con me dei miei progressi.
A lui devo tutto…gli devo la mia felicità! Grazie Claudio, è grazie a te se sono rinata!

 

È stata una soddisfazione vedere pian piano il mio corpo rimodellarsi da solo

Dopo l’intervento avevo già pensato alla pelle e a quanti eventuali interventi avrei dovuto fare per rimodellare il mio corpo. Però avendo fatto l’intervento molto giovane, a 17 anni, non ho avuto problemi con la pelle rilassata, anzi non ne ho assolutamente in eccesso. La mia pelle è molto elastica, per fortuna ed è stata una gran soddisfazione vedere il mio corpo rimodellarsi da solo. Le smagliature, quelle ci sono, ma non mi danno fastidio, anzi, mi ricordano chi sono stata e chi non voglio tornare ad essere. Ora AMO il mio corpo con tutte le sue imperfezioni, in fondo sono quelle che ci rendono unici, ora mi piace prendermi cura di me.

Da quando l’ho fatto, ho incontrato molte ragazze che mi hanno chiesto dell’intervento bariatrico. A tutte, ho cercato di comunicare la mia soddisfazione: è bellissimo rinascere, vivere la vita, amare il cibo, amare il proprio corpo e sentirsi bene dentro se stessi, indossare dei tacchi, una gonna, truccarsi. Sentire che c’è tanta vita davanti da vivere, senza più nascondersi. Così come un fiore che sboccia.

A qualsiasi persona che in questo momento sta pensando di affrontare l’intervento di chirurgia bariatrica, mi sento di dire: FALLO, RIPRENDI LA TUA VITA IN MANO, HAI UNA SECONDA POSSIBILITÀ PER RINASCERE,  NON SPRECARLA. IMPARA AD AMARTI DI PIÙ.

Grazie Ludovica. Buona rinascita e buona vita a te.

 

 

"Poter vivere una vita normale... non una vita a metà"

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