Al Brotzu, un’esperienza di rinascita che mi sta cambiando la vita

Al Brotzu, un’esperienza di rinascita che mi sta cambiando la vita

Eccomi, mi presento: sono Silvia, nata a Cagliari, dove attualmente vivo e lavoro. Da ragazzina ho sempre avuto un peso normale; anche a scuola, per fortuna non ho mai subito episodi di bullismo. Certo non ero magrissima come alcune mie compagne ma avevo decisamente un peso che mi faceva stare bene nel mio corpo. In famiglia, comunque il cibo è importante nel quotidiano, soprattutto la quantità. Mio padre ha sempre fatto il cuoco ma si manteneva in un range di peso accettabile giocando regolarmente a pallavolo. Purtroppo delle ernie del disco l’hanno costretto a smettere per i dolori di schiena che gli procuravano e così ha cominciato a ingrassare.

 

I miei problemi con il peso sono iniziati intorno ai vent’anni, con il primo lavoro

Lavorando dalla mattina alla sera, non riuscivo a trovare un po’ di tempo per me; per motivi contingenti mi sono dovuta adattare al nuovo ritmo di vita, ho smesso a malincuore di fare attività fisica. Non riuscivo proprio a trovare il tempo per  conciliare tutto e per ritagliarmi uno spazio per me. Non avevo possibilità di fare altro.

Dal punto di vista emotivo, non ho mai avuto in realtà problemi con il cibo, non era la mia valvola di sfogo ma sicuramente mangiavo male, con porzioni troppo abbondanti, tempi non regolari, pasticciavo, mi trascuravo da questo punto di vista, spesso mangiavo in fretta e furia al lavoro, non riuscivo a seguire un’alimentazione corretta e bilanciata. Allora non conoscevo neanche bene i nutrienti e come associarli in un pasto. E partendo da queste cattive abitudini a tavola associate alla mancanza di un’attività fisica regolare, ho cominciato ad aumentare di peso, senza quasi accorgermene, giorno dopo giorno, chilo dopo chilo.

Nel corso degli anni, mi sono rivolta a due nutrizioniste; una la conoscevo personalmente perché era la zia di una bambina che seguivo come baby sitter (il mio secondo lavoro, per due sere alla settimana!! Di giorno sono impiegata nell’amministrazione di una comunità per anziani qui a Cagliari). Entrambe mi hanno  convinto a seguire varie diete personalizzate.

 

“Giocavo” a yo-yo con i miei chili

Ogni volta che iniziavo una dieta, riuscivo sempre a perdere peso da sola tuttavia dopo circa un anno o due riacquistavo tutti i chili che avevo perso. La prima volta sono riuscita a perdere fino a venti chili, e la seconda volta sono scesa di ben trentasei chili, associando anche una regolare attività fisica, variando tra camminata, bicicletta e hydrobike (cyclette dentro enormi vasche con idromassaggio, ideale per rilassarsi durante l’inverno con acqua calda). Devo dire che ero anche dimagrita bene, in modo graduale nell’arco di un paio d’anni, non avevo pelle in eccesso, non avevo smagliature nuove. Finché non mi è comparsa una dermatite sulle braccia che mi ha costretto a prendere il cortisone e ho ricominciato ad ingrassare.

Le difficoltà della vita mi risucchiavano e distoglievano dal mio percorso per uno stile di vita sano: qualche situazione familiare o problemi sul lavoro… piano piano mollavo, rimandavo e mi ritrovavo di nuovo con tutto il peso dei chili che avevo già perso. Mi sentivo frustrata e dopo ulteriori tentativi non riuscivo più a dimagrire.

Anche l’ultima nutrizionista che mi ha seguito non sapeva più che cosa consigliarmi. Abbiamo cambiato quattro o cinque diete in un anno e nessuna funzionava più su di me.

Mi sono trascinata questo tira e molla per molto tempo finché ho mollato definitivamente perché dopo un anno che ti sforzi ma non vedi i risultati sei sfiduciata, la motivazione precipita sotto i tacchi  … perché è lì che sta la chiave del cambiamento: la giusta motivazione, che ti fa raggiungere i tuoi obiettivi. L’avevo persa strada facendo.

Se non hai vicino qualcuno, da sola non ce la fai. Per fortuna, la mia famiglia mi ha sempre sostenuta anche nei momenti più difficili, mi ha sempre spronato a non mollare, a trovare una soluzione, a cambiare. Mia mamma certe volte fa la dieta anche con me, non mi vuole fare sentire sola. Non affronto questo “mostro” da sola, ed è davvero importante! Da quel lato sono sempre stata tranquilla di avere i miei dalla mia parte. Però quando ci si ricasca, è difficile …. tutto parte dalla testa, bisogna tenerne conto!

 

Qual è la molla che mi ha portato all’Ospedale Brotzu a Cagliari?

È partito tutto nel 2020, in pieno lockdown! Praticamente facevo lavoro, casa, casa lavoro; non avendo svaghi e tempo libero, l’unica cosa che facevo era mangiare e ho raggiunto e superato il peso che avevo quando iniziai con l’ultima nutrizionista. Alla casa di riposo per anziani dove tuttora lavoro siamo riusciti a proteggerli al cento per cento, senza nessun caso di Covid ma la tensione era alta per il rischio di infezione. Eravamo molto ligi alle regole per tutelarli, andavamo in giro il meno possibile e quindi l’unica libertà era rimanere a casa, vedere una serie in TV e mangiare. Penso che sia successo così a molte persone.  Ero arrivata a 110 chili, mi guardavo allo specchio e non mi piacevo. Non ero io in quella corazza. Non ne potevo più di sentirmi tutto quel peso addosso. Mi sono detta: “Silvia stop, che cosa stai facendo?”.

Dovevo fare qualcosa. Dapprima pensavo di richiamare la mia nutrizionista poi per caso un giorno nell’agosto 2020 mi è capitato di parlare con una mia collega che mi disse  “eh, magari se facessi l’intervento, chissà  … c’è il mio vicino di casa che è stato operato un anno fa all’Ospedale Brotzu, seguito da tutta l’equipe, posso chiedergli il numero di telefono e magari chiami…“. MI si accese una lampadina “Dammelo – risposi – magari non sono idonea per l’intervento ma intanto mi informo e capisco che cosa si può fare”. Avevo rotto il ghiaccio con l’idea di fare qualcosa per me…

 

Mi sono sentita ben accolta da subito

Quando ho avuto il numero di telefono, a circa metà settembre, ho chiamato e il 30 settembre ho avuto l’appuntamento per la prima visita. Un tempo brevissimo. Anche qui mi sono sentita fortunata.

Il primo impatto è stato molto bello perché tutto il personale infermieristico è molto gentile, accogliente e tutto si svolge in piena sicurezza pur essendo in periodo di pandemia da Covid19. Mi hanno pesato, registrato tutti i miei dati e parametri vitali che poi consegnano al chirurgo e/o al dietologo, in base a chi vedi per primo.

Ho iniziato il percorso con la prima visita con il dott. Roberto Moroni
, chirurgo che mi ha subito prescritto alcuni esami (spirometria, eco-colordoppler e gastroscopia), e successivamente con il dott. Stefano Pintus, dietologo/nutrizionista e con la psicologa (Dott.ssa Patrizia Staffa) che dopo opportuna valutazione collegiale della mia storia clinica e alimentare mi hanno ritenuta idonea per l’intervento di bypass [soprattutto per la presenza rilevata dalla gastroscopia di esofagite (del tutto asintomatica) ed ernia iatale). Mi sono sentita subito in ottime mani. Essendomi documentata prima è stato facile per me capire tutte le informazioni che mi sono state date. Inoltre, ero molto convinta di quello che stavo facendo. Prima di Natale mi hanno chiamato e dato la conferma dell’intervento e che mi avrebbero operato a febbraio, quindi con un tempo di attesa piuttosto breve, considerando anche il periodo della pandemia. Altro punto a favore del Brotzu che ha sempre continuato ad operare le persone con obesità.

 

Il percorso nutrizionale prima dell’intervento è stato fondamentale per me

Intanto ho imparato moltissime cose sull’alimentazione corretta e mi sono resa conto di quanti errori facessi a tavola. Non ne ero consapevole prima. Mi ha dato una dieta da seguire preparatoria all’intervento, con l’obiettivo di perdere almeno il 5/10 % del mio peso; riuscire a dimagrire prima di operarsi ha molti vantaggi sia per chi opera che per noi pazienti. Ridurre il peso consente un intervento più agevole, in primis per il paziente e poi per tutta l’equipe chirurgica coinvolta. Dimagrendo, il fegato, che in caso di obesità patologica è molto ingrossato (epatomegalia) – riduce le sue dimensioni e i chirurghi possono operare in un campo operatorio migliore. Anche l’anestesista ne trae giovamento grazie a una migliore ossigenazione del paziente; l’intervento sarà più breve, con minori rischi di complicanze operatorie e riduzione dell’intera degenza.

La perdita di peso moderata prima dell’intervento riduce anche i fattori di rischio a carico del cuore, lo stato pro-infiammatorio e il rischio trombo-embolico.

Le motivazioni quindi sono diverse e garantiscono una maggiore sicurezza, un percorso bariatrico più rapido e confortevole. Più che convinta, sono riuscita a dimagrire 7 chili prima dell’interventonon vedendo l’ora di farlo.

 

Arriva la prima chiamata per l’intervento …

A fine gennaio 2021 mi hanno chiamato dal Brotzu per fare il tampone il mercoledì.

Funziona così, ci sono due giorni alla settimana – il martedì e il venerdì – in cui il team bariatrico opera; prima devi fare il tampone, devi rimanere un giorno in isolamento fiduciario, e poi andare alle 7 il giorno dopo in pre-ricovero.

Io il tampone l’ho fatto di mercoledì 3 febbraio 2021, per essere operata il venerdì successivo.

La prima cosa che ti dicono quando ti chiamano è che se ci sono urgenze, è possibile che si debba tornare a casa… e io me la sentivo che quel venerdì non era il giorno giusto, che non mi avrebbero operato, e così è stato. Dopo aver passato tutto il giorno in ospedale con una gran voglia di essere operata e di finire quel periodo della mia vita, sono stata rimandata a casa! Nell’attesa, non ho avuto paura perché già alla prima visita mi avevano spiegato benissimo tutto quello che mi avrebbero fatto, passo per passo. Ero consapevole di tutto, anche delle eventuali complicanze. Ero molto carica e motivata.

Durante il pre-ricovero ho fatto tutti gli esami che prescrivono: l’ecografia al torace e all’addome, l’elettrocardiogramma etc, tutti coperti dal Sistema Sanitario Nazionale. Ho fatto anche il colloquio con il chirurgo e in quel momento ho conosciuto il dott. Enrico Moroni.

Durante l’attesa, chiacchierando con un’altra ragazza, ho anche scoperto la presenza online di un gruppo privato di Facebook, che è ASCOP, Associazione Sarda Contro l’Obesità Patologica (Amministratrice Gabry Satta) che accoglie molti pazienti con obesità sardi e dove ci si può scambiare consigli ed esperienze con persone che hanno già vissuto o stanno per affrontare un percorso di chirurgia bariatrica. Far parte di un gruppo come questo è a mio avviso molto importante perché non ci si sente soli, e si ha la sensazione di essere capiti e ascoltati e soprattutto non si è giudicati, ci si trova tra pari con la volontà di aiutarsi e sostenersi. Inoltre si trovano facilmente tutti i recapiti telefonici utili per i contatti e le eventuali news pratiche del Centro.

 

Anche con le compagne di percorso ci si dà man forte a vicenda

Con tutte le ragazze che ho conosciuto sia durante il primo pre-ricovero che durante il secondo, abbiamo instaurato un bellissimo rapporto di amicizia e da allora ci sentiamo quasi tutti i giorni per confrontarci sull’andamento dei nostri percorsi. È una cosa che mi piace molto. È un po’ come rinascere insieme, si condividono momenti unici, speciali, che non dimenticheremo e ci si conforta anche a vicenda.

Non c’è modo di sentirsi sole, così. Due ragazze sono state operate prima di me e poi c’è un’altra ragazza operata dopo di me, quindi seguivamo la dieta ma in tempi diversi e quindi io che ero dietro chiedevo alle ragazze operate da più tempo “mi sta succedendo questo, a voi è successo?”  e viceversa io mi sentivo utile verso chi è stata operata dopo. Raccontarsi, confrontarsi è molto terapeutico sia per chi racconta sia per chi ascolta. Sono scambi quotidiani di informazioni ma anche calore umano, supporto psicologico, notizie pratiche, sono tutte persone che sanno al cento per cento che cosa stai provando. Anche l’aiuto dei familiari, certo è fondamentale come ho detto ma – se non ci sono passati – per loro è comunque difficile capire fino in fondo che cosa stai provando davvero, possono solo immaginarlo perché ti vogliono bene.

 

Alla seconda chiamata, sento che è arrivato il mio momento

Mi ricoverano e prima dell’intervento ritrovo il  dott. Enrico Moroni, chirurgo e conosco il dott. Giovanni Fantola, chirurgo e attuale direttore del Centro di Chirurgia dell’Obesità del Brotzu. Anche questo è stato un colloquio molto proficuo, mi ha dato tutti i dettagli e le informazioni possibili, chiarendo ogni mio dubbio.

Ci tengo particolarmente a sottolineare la disponibilità di tutti i 3 chirurghi durante tutto il percorso, che continua anche dopo la dimissione: il dott. Fantola, il dott. Moroni e la dott.ssa Marina Agus (il trio degli angeli come li chiamiamo noi pazienti!) ma anche di tutto il team multidisciplinare: il dietologo, la psicologa, gli infermieri (la coordinatrice Gabriella Steri, la patient manager Giulia Murenu e tutti gli altri infermieri), ci si sente davvero accolti, seguiti e sostenuti e non è una cosa scontata.

Il giorno dell’intervento eravamo in tre, io ero la seconda e quindi ho avuto tutto il tempo di prepararmi, insieme alla mia compagna di stanza che avrebbe fatto la sleeve. È iniziato il calvario con le calze antitrombo che mi ero comprata prima del ricovero e che vanno indossate prima di scendere in sala operatoria. Vanno tenute tutto il giorno anche dopo la dimissione e si possono togliere solo per fare la doccia oppure quando vai a camminare. Si tolgono dopo un mese, fatto il primo controllo. Non vedevo l’ora, perché quando cominciano a slabbrarsi un po’ hai sempre paura che ti scendano!

 

L’intervento di by-pass è andato benissimo

Mi sono svegliata dopo un’oretta che stavo sognando e non riuscivo a capire dov’ero, vedevo una luce gigante che mi abbagliava poi mi sono resa conto di essere nella zona risveglio adiacente alla sala operatoria e ho iniziato a svegliarmi piano piano e poi ancora mezza addormentata ho visto la mia compagna di stanza passare – “Ciao Ignazia, in bocca al lupo!”Crepi, Silvia” e ci siamo salutate così.

 

Tempo un’ora dal ritorno in camera, sono risaliti entrambi i chirurghi, sia il dott. Giovanni Fantola che il dr. Enrico Moroni a controllare come stavo. Mi sentivo bene e avevo una grande voglia di muovermi che i chirurghi hanno assecondato: “Prima ti muovi, meglio è, se te la senti!”  Sentivo il bisogno di lavarmi, di rinfrescarmi. Ero molto motivata, contenta della scelta che avevo fatto, comunque una scelta coraggiosa e già non vedevo l’ora di avere i primi risultati. Era iniziata la mia rinascita: Brava Silvia!

 

Sono stata operata di venerdì e il lunedì mi hanno dimesso. Se ti operano il martedì, il giovedì pomeriggio sei già a casa. In tutto il periodo di degenza ho potuto solo bere. Bere e camminaresono le parole chiave nelle prime ore post-operatorie e tutti ti sollecitano a farlo! Si impara a bere a piccoli sorsi: la cosa migliore è esercitarsi sin dalla fase preparatoria come ti sollecita il Dott. Pintus anche se – ovviamente – è più difficile con lo stomaco normale. La dieta liquida dura per una decina di giorni e una volta a casa si consumano latte, yogurt, tisane, acqua non gasata aromatizzata con frutta e/o verdure per cambiare il sapore, brodo vegetale e succhi di frutta, per otto volte al giorno. La cosa più faticosa è il frazionamento dei pasti, ovvero bere ogni ora e mezza senza avere lo stimolo della fame. Assumendo anche degli integratori, alcuni da prendere lontano dai pasti, tipo calcio e vitamine. Ma con la volontà si riesce a fare tutto! Dopo la prima settimana, i pasti scendono a sei al giorno, e diventa un po’ più facile seguire la dieta.

 

Dopo la dimissione, ho toccato con mano quanto sia utile la telemedicina!

Al Brotzu sono decisamente avanti anche dal punto di vista tecnologico! Quando ti dimettono ti forniscono un sistema di telemonitoraggio post-operatorio indossabile (wearable device) che ti mantiene costantemente in contatto con il team di cura che ti ha seguito. È una sorta di cordone ombelicale tecnologico che ti fa sentire supportato in un momento delicato come quello del ritorno a casa.

In pratica ti consegnano un kit composto da uno smartphone già configurato con già inserita una carta SIM e un dispositivo che monitora l’andamento di diversi parametri: pressione sanguigna e frequenza cardiaca (FC), saturazione di ossigeno e FC, elettrocardiogramma, glicemia, temperatura, peso. Ovviamente, ti consegnano anche le istruzioni per misurare i diversi parametri, due volte al giorno, ma è tutto davvero molto semplice ed aiuta anche ad avere più consapevolezza del proprio corpo. Se qualche parametro risulta sballato c’è subito il chirurgo che ti chiama. Impegnativo, ma ne vale la pena.

 

Anche dopo essere stata dimessa, è andato tutto molto bene

Ho seguito e sto seguendo rigorosamente tutte le indicazioni dettagliate e le terapie farmacologiche e di integrazione di nutrienti che mi hanno dato il dr. Pintus, il dietologo e gli altri componenti del team. So che in questa fase molto dipende da me e quindi mi impegno al massimo per rispettare tutti i consigli. Ci credo e voglio fare tutto ciò che posso per raggiungere gli obiettivi prefissati e ci sto riuscendo.

 

Indicativamente ho un anno di tempo per arrivare al peso che insieme al team abbiamo stabilito come “peso ideale” per me e poi un altro anno per mantenere stabile il peso raggiunto per poter poi avere il via libera anche per il percorso di chirurgia plastica di rimodellamento. Da alcuni mesi anche al Brotzu, c’è la possibilità di fare questo percorso con il chirurgo plastico, il dott. Luca Andrea Dessy.

In ogni caso, sin dalla fase preparatoria all’intervento, ho iniziato a mettere creme elasticizzanti per mantenere il più possibile tonica la cute, infatti smagliature nuove non ne ho. Sto dimagrendo in vari punti del corpo in modo graduale, senza stress per il corpo. Adesso, finalmente ho di nuovo una circonferenza vita di cui vado molto orgogliosa che prima giocava a nascondino.

 

Lo svezzamento alimentare dopo il bypass

Dopo una settimana dall’intervento, ho tolto i punti, e ho incontrato il Dr. Pintus che mi ha illustrato la dieta semiliquida che dura circa due settimane; se tutto va bene si passa poi alla dieta solida, quando cambiano gli alimenti e le quantità. Si tratta di un vero e proprio ri-svezzamento, è un po’ come tornare bambini e imparare a mangiare in modo corretto, evitando gli errori più comuni che normalmente commettiamo a tavola. Non pasticcio più a tavola con i vari nutrienti, sto integrando piano piano tutti gli alimenti, alla prossima visita chiederò di reintegrare le verdure; ho provato a mangiare il sushi che mi piace molto ma ancora non ci riesco. Dopo l’intervento, ho avuto problemi con il pesce e con il pollo che non riesco ancora a mangiare. Lo stomaco me lo dice subito quando non gli va: si chiude subito, provo un senso di nausea. In generale devo sforzarmi per mangiare, perché non ho lo stimolo della fame. La buona notizia è che mi sono abituata a rispettare di più gli orari e sappiamo che il nostro stomaco è come un orologio svizzero, un grande abitudinario.

 

Per quanto riguarda il cambiamento dei gusti, l’ho notato soprattutto per la frutta; prima dell’intervento per esempio mangiavo molte mele, adesso mangio molto più volentieri le pere, che prima non mangiavo mai. Adesso la mela mi dà un po’ più fastidio, almeno per il momento. Vedremo con la frutta estiva.

 

Appena possibile, ho ripreso anche a fare attività fisica

Ho iniziato gradualmente: prima un’oretta camminando vicino a casa, poi ho aumentato pian piano e oggi mi faccio almeno due ore di cammino ogni giorno, sia nei percorsi predisposti che in spiaggia, quando il tempo lo permette. Ho la fortuna di vivere al mare. Percorro dai 9 ai 10 chilometri ogni giorno, chiacchiero al telefono con le amiche, mi fermo quando incontro qualcuno, mi prendo del tempo per stare bene con me stessa. Più avanti mi piacerebbe riprendere anche l’ hydrobike che facevo qualche anno fa con grande piacere. D’estate è più pesante perché l’acqua è fredda mentre in inverno è molto piacevole e rilassante con l’acqua calda e l’idromassaggio. È molto stimolante: esci dalla vasca che sei pieno di energia pur avendo pedalato mezz’ora. Potrei ripensarci intorno a settembre-ottobre quando avrò anche perso altro peso. Non vedo l’ora!

 

Il cambiamento è stato evidente già dopo poche settimane dall’intervento

Se tu fai le cose che ti dicono con impegno, rispetti le visite di controllo, la ripresa è davvero veloce. Finora ho perso diciannove chili più i sette chili persi prima dell’intervento; al momento sono molto soddisfatta e pian piano spero di continuare così.

L’intervento bariatrico rappresenta un’opportunità unica e a mio avviso – quando si può e si è candidabili – consiglierei di coglierla al volo. Mi ritengo fortunata perché mi sono affidata in buone mani, a un’equipe che mi ha seguito in tutti i momenti del percorso e ancora rappresenta il mio punto di riferimento per qualsiasi necessità. Lo rifarei subito ma sono consapevole che è una scelta che va maturata e va fatta quando ci si sente davvero pronti, di testa, non prima. Ci vuole un tempo per arrivarci, e ognuno ha il proprio. Bisogna elaborarla ed esserne realmente convinti perché comunque anche quando va tutto benissimo come nel mio caso rimane un percorso molto impegnativo per se stessi e per chi ti sta vicino. Non è una scelta da fare con leggerezza.

 

GRAZIE PER AVERMI SEGUITO FINO QUI.

Se volessi prendere un appuntamento all’Ospedale Brotzu anche solo per avere informazioni mirate al tuo caso, ti lascio di seguito i riferimenti per i contatti. In bocca al lupo, posso dirti con assoluta certezza che sarai in buone mani!

 

𝗢𝗿𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗼𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲 𝗶𝗻𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶:

Tel. 070 539730/760 – 348 8980114 da Lunedì a Venerdì, ore 11-13

Mail: chirurgia.bariatrica@aob.it

 

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