L’inizio.
“C’era una volta una bambina di nome Serena che viveva con mamma, papà, suo fratello Daniele e la nonna paterna mai sposata, Isolina, in una casa in città ma in un luogo pieno di verde e spazio per giocare.
Il suo corpo era stato magro, perché Serena da piccolina si era ammalata di colite pseudomembranosa e aveva dovuto seguire una dieta molto rigida…poi, passata la malattia, il suo corpo, a lungo privato di cose buone, era esploso e, quando mangiava, lo faceva con gusto, con foga e di nascosto perché la mamma non voleva, dato che Serena era ingrassata molto… E in più anche la nonna paterna non si limitava a preparare a Serena delle merende normali, ma ci aggiungeva sempre qualche “gratifica” in più….
Se un visitatore esterno alla casa guardava la bambina, diceva che era paffuta ma allegra, a volte qualcuno riportava alla mamma che vedeva Serena mangiare di nascosto e la mamma si arrabbiava molto e litigava con la nonna paterna che riteneva responsabile del peso di Serena, mentre la famiglia, e in particolare la mamma, la vedeva grassa… la nonna la vedeva “in salute”.
Gli abitanti della casa erano di tutte le fisicità… la mamma era snella, il fratello era snello, ma il papà era un po’ troppo paffuto, anzi, era proprio grasso, quasi come la nonna paterna che purtroppo era in conflitto con la mamma di Serena che, dovendo lavorare, non poteva seguire al 100 per 100 i propri figli… così per lei lo faceva la nonna.
In casa si cucinava un cibo grasso quando cucinava la nonna, più sano quando cucinava la mamma, che però riusciva a farlo poco… ma la domenica era giorno di festa e si mangiava all’abbuffo…
Il frigorifero era pieno di tutto, la dispensa era piena di tutto. C’erano anche degli armadi, luoghi segreti, in cui si nascondeva il cibo.
Capitava di mangiare fuori di casa spesso, all’insaputa di tutti e senza gustarsi ciò che si mangiava, ingozzandoselo per la paura di esser visti….
Il cibo era per questa bambina un qualcosa, ma non so definire cosa… forse era una gratifica… sicuramente Serena era una bambina golosa… e lo utilizzava per qualsiasi motivo le venisse in mente.
La bambina giocava principalmente con pupazzi a forma di animale, adorava gli animali, da grande voleva diventare una veterinaria. Ogni tanto stava da sola, assorta in pensieri nostalgici… amava molto e ama tuttora lo struggimento della nostalgia… ma ragionava anche sul conflitto della nonna e della mamma e si sentiva sempre tirata in causa. Tentava di fare sport… ma era grassa e se ne vergognava…
Crescendo, la ragazza divenne sempre più alta, fino a 140 cm, e sempre più grassa, fino a toccare un peso di 69 kg a 12 anni. Non c’erano dubbi: era diventata obesa. Le prime cose a farglielo notare furono lo specchio e la bilancia…… oltre la mamma con le sue continue critiche che diceva che si stava ” sfasciando”…
La famiglia cominciò a dire che si stava “sfasciando”, così diceva la mamma… il papà invece diceva che era bella così e che era inutile che tentasse, tanto avrebbe fallito, facendola sentire umiliata e debole, ma a momenti anche forte nel voler dimostrare che ce la poteva fare… era un sentimento contrastante ma lei davanti a loro fingeva che le critiche non le importassero.
Da quel momento, iniziarono una serie di prove per far scendere l’ago della bilancia, dietro il consiglio di vari dietologi anche di un ospedale per bambini interpellati dalla mamma.
Guardava le persone magre intorno a sé e si chiedeva: perché a me? Se lo domandava, si, ma c’era risposta…voleva essere bella e magra…
Poi si domandò: la sua obesità era una malattia? Se lo domandò… ma a quel tempo non poteva dare una risposta perciò smise di chiederselo e dimenticò di averlo fatto.
Il viaggio nelle cure.
Il primissimo appuntamento con un ESPERTO avvenne all’età di 12 anni, quando era già obesa: la mise a stecchetto. L’ago della bilancia scese per un po’…poi si fermò…poi risalì.
Nel corso degli anni, iniziò innumerevoli diete, tra le quali una bilanciata, una altamente proteica, una con farmaci, una in base al gruppo sanguigno, moltissime con integratori pieni di promesse facili.
Inoltre visitò un numero innumerevole di variegati “esperti” di diete: omeopati, medici, dietologi, nutrizionisti, centri estetici di dimagrimento.
Nel frattempo, la sua vita si era modificata: aveva cambiato diversi partner, era andata a vivere da sola dopo la morte della nonna paterna e aveva iniziato l’università, quella Veterinaria che tanto amava, ma come tutte le cose non riuscì a portarla a termine… La protagonista si sentiva avvilita e incapace di spiegarsi perché non riusciva nelle cose… I genitori le dicevano che non aveva una volontà, che era influenzabile, che era una debole, si disperavano, piangevano facendola sentire in colpa….
All’età di 33 anni raggiunse il peso più elevato: 101 kg. Si sentiva impietrita. Il suo corpo era stanco, in affanno, le ginocchia dolevano, non riusciva a stare piegata, i vestiti scoppiavano, il morale era altalenante, sudava molto e non si curava nemmeno più di tanto.
Passava le sue giornate a pensare a come avrebbe voluto essere.
Quando usciva di casa, vestita di colore per lo più nero, per andare altrove prendeva l’auto. La folla la guardava e lei si sentiva derisa da chiunque vedesse ridere o soffermarsi un po’ più a lungo sulla sua persona… ma questo le capitava anche al lavoro, le capitava che se vedeva i colleghi parlare…. pensava parlassero di lei in negativo…. Trovandosi tra loro sorrideva ed era gentile, era la sua specialità.
Cercò un lavoro e successe che ne trovò tanti ma mai uno stabile… e pensò che il suo corpo pesante potesse ostacolarla, ma solo ultimamente ora che vedeva che il peso iniziava a farle sentire “il suo peso”.
Il suo sogno era trovare un impiego stabile, costruire una famiglia con suo marito e dimagrire.
Le diete e le altre terapie non facevano effetto, oppure lo facevano sempre più difficilmente e senza risultati a lungo termine, finendo sempre con il riportarla (quasi) al massimo del suo peso.
Ne ricordava una in particolare, quando sembrava che avesse raggiunto il risultato sperato. Dietro consiglio di un endocrinologo dietista, aveva cominciato ad associare alla dieta ipocalorica la sibutramina e un po’ di moto. Il peso scese a 72 kg in 6 mesi.
Si sentiva bene, bellissima e desiderabile, in pace con il mondo e capace di “spaccare ” il mondo. Le sue giornate divennero radiose e felici. Ma il peso tornò nuovamente ad aumentare dopo un po’ che era stabile, reingrassò fino a 80 kg circa.
Il suo compagno reagiva all’obesità dicendoglielo prima e lasciandola poi, spiegandole che mentalmente era una persona bellissima, ma fisicamente no… che non gli piaceva più fisicamente.
Quando il peso calava, dopo le fatiche di una terapia, la risposta del compagno era che era stata molto brava e che stava diventando bellissima.
Ma un bel giorno, scoprì attraverso delle altre persone obese che forse c’era una speranza: esistevano esperti ancora più esperti, i chirurghi bariatrici.
L’intervento chirurgico per il controllo del peso era la via di accesso a un’ultima spiaggia.
La persona decise che sarebbe stato opportuno affrontare la sala operatoria.
Oggi.
La protagonista oggi si sente convinta di volersi operare. Ricorda la sua famiglia d’origine con gratitudine, ma un po’ di rabbia.
Ha deciso che nei vestiti un po’ di colore – oltre al nero – non guasta, che della folla gli importa ancora molto ma spera sempre di meno.
Ha deciso che lo specchio è, o meglio, deve tornare ad essere un amico e non qualcosa in cui vedere ciò che non ci piace e la bilancia è un alleata per la meta.
Trascorre il suo tempo ad attendere l’intervento di chirurgia bariatrica.
Il suo sogno oggi è realizzare l’idea di poter diventare normopeso, fare figli e stabilizzarsi nel lavoro e succederà …. se ci credo davvero!
PESO 101
ALTEZZA 165