La Fenice: un’esperienza di rinascita

La Fenice: un’esperienza di rinascita

Ciao, mi chiamo Katia e ho 41 anni. Sono sempre stata una bambina pienotta e un’adolescente sovrappeso.
Giunta all’età dei 16 anni con il supporto della mia mamma, seguita da una dietologa, ho iniziato una dieta mediterranea raggiungendo il normopeso. Questa dieta negli anni si era trasformata in un sano stile di vita.

La gravidanza mi ha portato un carico pesante

La mia storia di obesità inizia dopo la nascita del mio primo figlio, all’età di 31 anni. Ero incinta e mio marito si ammalò. L’idea di poterlo perdere e di trovarmi da sola con nostro figlio era per me devastante, come potete immaginare.

La terapia di mio marito, le notti in pronto soccorso, le esigenze del mio bambino mi assorbivano totalmente.

Io per necessità ero passata in secondo piano, in tutto, anche nel cibo. Le mie abitudini alimentari erano cambiate per andare incontro alle esigenze di mio marito e per la pigrizia di non cucinare due cose diverse.

Mi sono scontrata con una vita quotidiana impegnativa, inaspettata e con tante, troppe responsabilità. Se solo ci fosse stata ancora mia mamma le cose penso sarebbe andate diversamente.

Ora mi rendo conto che il mio peso aumentava in maniera proporzionale ad una vita sempre più carica di impegni e sfide e densa di tutto l’universo di emozioni che provavo e spesso reprimevo. Ero in un vortice che non sembrava finire, anzi. Ero in sovraccarico emotivo. Provavo la continua paura di non saper gestire la situazione, ero ipervigile a ogni minimo cambiamento. Dopo 3 anni la situazione si è stabilizzata e mio marito – per fortuna – è ritornato in salute. Ormai però pesavo 106 kg.

Ho affrontato le mie paure per l’amore verso i miei figli

Ho iniziato a fare diverse diete, sempre prescritte da specialisti, ma non riuscivo a mantenerle.
Con il peso che mi portavo addosso faticavo a salire le scale, a tagliarmi le unghie dei piedi, a chinarmi, a pulire le parti basse dei mobili, ma il vero motivo che mi ha spinta, nel settembre 2021, a contattare il chirurgo bariatrico per parlare di un possibile intervento è stata la paura di poter lasciare i miei bambini senza una mamma.

Il colloquio con il Dott. Giuliano Sarro mi ha trasmesso tanta fiducia e serenità. É riuscito da subito a togliermi tutte le paure. Oltre ad essere bravissimo professionista ha una grande umanità. A differenza degli altri medici per i quali avvertivo di essere solo un numero, da lui mi sono sentita ascoltata, capita e riconosciuta: ero Katia con la mia storia e non l’ennesima ragazza obesa. Mi ha prospettato la realtà dei fatti, anche le prospettive di fallimento, ma la sua franchezza e la sua sicurezza sono ciò che mi ha convinta.

Un percorso impegnativo, serio, ma ne vale la pena

Conservo ancora il primo messaggio della psicologa che mi ha seguito, e mi segue ancora, durante tutto il percorso: “Capiamo la paura: è un sentimento che spesso è presente nella scelta… ma viene poi superato con la consapevolezza di poter uscire dalla malattia e con il supporto di tutta l’equipe! Perché non si è soli ma si viene accompagnati passo dopo passo!”
Ero motivata e avevo trovato la persona, anzi il team, di cui mi potevo fidare.

Il 20 dicembre 2021, sono entrata in sala operatoria con la paura di non rivedere più i miei figli ma con la sensazione che tutto sarebbe andato per il meglio. Così è stato: mi sono svegliata senza nessun dolore e fino ad oggi non ho mai vomitato o avuto problemi di alcun genere arrivando ad un peso di 62 chili.

La cosa che mi sento di consigliare a tutte quelle persone che soffrono della malattia chiamata obesità è di affidarsi solo a centri accreditati dalla SICOB, Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità, punto di riferimento nazionale  e di iniziare questo percorso affrontando le proprie paure, senza lasciarsi bloccare da esse. Il primo passo è fare una visita, per conoscere meglio tutti i dettagli ed elaborare la consapevolezza necessaria per affrontarlo. Prendersi del tempo per decidere e per prepararsi al meglio. È un percorso impegnativo ma rappresenta spesso l’unica via d’uscita per la propria rinascita.

"Poter vivere una vita normale... non una vita a metà"

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